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Quando quel pomeriggio di primavera, di ormai tanti anni fa, chiesi "Gigi, tu che sai costruirle, mi faresti un paio di montature per i coregoni?", la risposta fu secca: "cosa fai stasera? Vieni qua e impari a fartele!".
Inutile dire che rimasi stizzito, avrei preferito trovarmi "la pappa pronta" come si suol dire...Ma accettai l'invito, d'altronde, se volevo pescare i coregoni, delle montature avevo bisogno.
Ad oggi posso dire di aver capito che quella sera cambiò il mio approccio alla pesca al coregone per sempre e quella "lezione" fu un regalo ben più grande di due montature "pronte all'uso".
Costruire in autonomia le proprie montature rappresenta il culmine della pesca al Coregone: solo così è possibile sperimentare in continuazione adattando le imitazioni al periodo ed al luogo, solo così ci si sente autonomi nel saper catturare il "pesce del diavolo" e solo così si può gioire, ancor di più, nel momento della cattura.
Ogni costruttore di mosche, che siano semplici chironomi o mosche vere e proprie, possiede in casa un rifugio in cui rinchiudersi, nel quale mettendo l'amo sul morsetto ci si isola da tutto e da tutti, realizzando le proprie idee, sia esso un angolo di casa, una stanza intera, o semplicemente una cassetta da aprire.
In questo articolo voglio condividere con il lettore quanto ho maturato nel tempo trascorso in questo "rifugio", da semplice costruttore di chironomi.
Non voglio dirvi COME realizzare le vostre imitazioni: credo fortemente che non esista un giusto o uno sbagliato, ognuno deve sperimentare e trovare il successo provando e riprovando, anche in base a dove e quando vorrà provare a insidiare questi splendidi pesci.
Ciò che vorrei fare è invece condividere la mia esperienza, scrivendo quelle che sono pure considerazioni personali, come ad esempio i tipi di materiali che ho selezionato nel tempo, lasciando al lettore il divertimento di sbizzarrirsi ad inventare ed a provare, in modo da trovare la propria strada.
Quanto scritto è destinato a pescatori che sanno già come utilizzare i materiali riportati; lo scopo, infatti, non è quello di insegnare a costruire da zero. Se il lettore necessita di nozioni per iniziare questa bellissima pratica, è utile che si rivolga a maestri esperti, che sappiano trasmettere un metodo di costruzione e forniscano le nozioni teoriche fondamentali ad imparare al meglio.
Quali sono gli strumenti necessari alla costruzione dei chironomi?
Per costruire imitazioni efficaci non servono grandi cose.
Ritengo che la dotazione minima debba essere costituita da:
- Morsetto
- Bobinatore
- Forbici
- Annodatore
Se si utilizza come materiale la piuma di pavone (o quill, vedi dopo), consiglio fortemente l'uso di una pinzetta dedicata.
Gli strumenti che utilizzo sono:
- Morsetto: "ELITE" Stonfo
- Bobinatore: Standard Maxi Stonfo
- Forbici: Consorzio Prema forbici precisione
- Annodatore: Dauerhaft Annodatore modello 1UCP4TE
- Pinzetta: C&F Design CFT-140 Rotary Hackle Pliers
Ma esattamente, cosa dobbiamo imitare?
Il coregone è un salmonide che, muovendosi in banchi, si nutre anche di larve di Chironomidi.
I Chironomidi (Ditteri) costituiscono una delle più ampie famiglie di insetti acquatici ed il loro ciclo vitale, a partire dall’uovo, comprende vari stadi: larva (quattro fasi di crescita larvale, dette instar), pupa e adulto; i primi stadi sono acquatici mentre l’adulto, alato, vive in ambiente aereo. E' proprio nelle prime fasi che rappresenta un ottimo cibo per i pesci di acqua dolce.
Le larve vivono in svariati ambienti, ma nella generalità delle specie si comportano come organismi bentonici degli ecosistemi di acqua dolce. Vivono perciò nel fondo di fiumi, laghi, stagni, anche fino a 200 metri di profondità, raggiungendo elevate densità di popolazione in acque ricche di sostanza organica, fino a 100 000 individui per metro quadro.
Raggiunta la maturità, la larva abbandona il suo sito e risale verso la superficie, insediandosi sotto il pelo libero dell'acqua per impuparsi. La morfologia della pupa è analoga a quella dei nematoceri acquatici, perciò questa sfrutta i ciuffi di setole e le appendici respiratorie per restare "agganciata" alla superficie.
"Anatomia" della larva di coregone"
Schematizzando in maniera forse eccessiva, ma utile ai fini di questo post, possiamo identificare essenzialmente due parti nell'anatomia della larva di chironomo: il corpo e la testa.
La testa è rappresentata dalla parte di maggiore spessore. Solitamente si estende per circa 1/4 della lunghezza totale della larva, ma con variabilità estrema anche a seconda del periodo dell'anno.
Essa, a seconda dello stadio di evoluzione, può comprendere le teche alari o meno. Non sempre è dello stesso colore del corpo.
Il corpo è la rimanente parte che, dalla testa, va via via assottigliandosi. Tipicamente rappresenta delle rigature, date dalla struttura della larva, più o meno percettibili alla vista.
Le dimensioni della larva di chironono sono estremamente variabili a seconda del tipo di chironomo e possono differire anche di svariati millimetri in termini di lunghezza, con variazioni significativa anche in termini di spessore.
Ma è sempre vero che più l'imitazione è fedele a ciò che noi vediamo come chironomi più è catturante?
Il lavoro del costruttore di chironomi sarà quello di imitare pertanto questa creatura, rispettandone le caratteristiche morfologiche.
Il lavoro del pescatore di coregoni sarà quello di utilizzare queste imitazioni e
replicarne il comportamento, determinando la cosiddetta "presentazione dell'esca".
Esiste una imitazione universale?
La domanda che in molti mi pongono è: puoi consigliarmi una montatura che posso utilizzare ovunque e sempre?
La risposta lascia tutti delusi: non esiste, o per lo meno io non l'ho ancora trovata e, onestamente, non credo che esita!
Sono fortemente convinto che, così come il lago ha, per ogni periodo dell'anno, i suoi posti specifici in cui poter catturare i coregoni, anche per ogni posto ed ogni momento della stagione ci sia una imitazione più performante di altre e che la stessa imitazione difficilmente catturi in spot differenti.
Il lavoro che il pescatore amatoriale dovrà fare è quello di provare e riprovare le proprie imitazioni nei vari spot e nei vari periodi dell'anno, senza fossilizzarsi su poche imitazioni, creando una sorta di "libreria", ottenuta catalogando le imitazioni in base al luogo e momento della cattura, a cui poter attingere anno dopo anno.
In questo contesto, la raccolta sistematica dei dati delle catture e dei risultati delle uscite di pesca è fondamentale al fine di aumentare al massimo le probabilità di cattura e pescare con costanza tutto l'anno.
Ricordiamoci però che stiamo parlando del "pesce del diavolo": esso è pronto, ad ogni uscita, a far cadere ogni certezza..Ed è questo ciò che, in fondo, rende così affascinante questa tecnica.
Quali sono le variabili che rendono diverse le nostre imitazioni?
Le variabili che influiscono sull'efficacia dell'imitazione sono davvero tantissime, forse infinite. Quelle che, secondo la mia esperienza, fanno la differenza fra un'imitazione ed un'altra, in termini di catture, sono:
- Dimensione (ingombro totale) dell'imitazione, intesa sia come lunghezza, sia come spessore delle varie parti.
- Forma dell'imitazione: essa è data, sopratutto, dallo spessore del corpo e dalla dimensione della testa e dal rapporto fra queste due componenti.
- Colori dell'imitazione.
- Rigaggio del corpo, inteso come presenza o meno e tipologia dello stesso.
- Tipo di verniciatura/laccatura (lucida, opaca o senza verniciatura).
- Tipologia dell'amo (forma, colore e dimensione).
A questi particolari di natura costruttiva va sempre aggiunta la cosiddetta presentazione, come anticipato sopra, ossia il movimento dell'imitazione in pesca.
Ogni pescatore potrà mettere in ordine di importanza di fattori sopra riportati in base alla propria esperienza.
I materiali per la costruzione
Per comodità differenzierò in questo articolo il corpo dalla testa.
Base del corpo
Con corpo intendo la porzione di imitazione che si estende da 2-3mm posteriormente all'occhiello, sino alla curvatura, comprendendola o meno a seconda dell'amo e dell'imitazione. Con "base del corpo" si intende lo strato più profondo, a contatto con l'amo, che determina di fatto lo spessore del corpo stesso e, spesso, il colore di "fondo".
I principali materiali da costruzione che utilizzo nella realizzazione dei corpi delle imitazioni sono i seguenti:
La scelta del materiale è influenza anche dall'effetto finale che voglio ottenere, sopratutto in termini di spessore del corpo, ma anche in base al rigaggio che vorrò utilizzare: ad esempio, preferisco utilizzare materiali fini (es. Thread 8/0) quando voglio realizzare imitazioni molto fini o se prevedo di utilizzare altro materiale per il rigaggio.
Per quanto riguarda i colori, quelli che hanno garantito più successo e non possono mancare nella mia cassetta sono i classici, elencati di seguito, nelle loro varie sfumature:
- Rosso
- Viola
- Nero
- Marrone
- Blu
- Verde
A tal proposito è molto interessante il video sottostante che mostra un particolare "esperimento", nel quale è stata ripresa una composizione di oggetti con colori diversi man mano che viene immersa a profondità maggiori, che può sicuramente indurre a qualche riflessione in più su quali colori preferire in base alla profondità di pesca.
Rigaggio del corpo
Il rigaggio, ossia uno strato aggiuntivo di materiale, è opzionale. In alcuni casi è usato per rendere più "realistica" la nostra imitazione, in altri per dare un tocco di lucentezza, mentre alcune volte solo per piacere all'occhio umano.
Esistono diversi materiali utilizzabili e diverse tecniche di rigaggio (sovrapposto al corpo, incastonato nel corpo, più o meno denso ecc).
Il rigaggio si ottiene sovrapponendo il materiale scelto alla base del corpo, a spire più o meno larghe a seconda della densità di rigaggio che voglio ottenere.
Alcuni materiali comprendono già per sé un rigaggio, perché colorati differentemente sui lati o per altri motivi costruttivi, è l'esempio del Quill di Pavone; in questo caso è sufficiente rivestire la base del corpo, che realizzo comunque per dare spessore, con il materiale scelto, a spire chiuse, ossia senza lasciare intravedere la base del corpo.
La fantasia in questo è libera di farla da padrona.
I materiali che si usano per eseguire il rigaggio sono sia materiali sintetici, sia naturali o derivati. Quelli che prediligo sono:
L'immagine riportata a FIG. 8 riporta alcune realizzazioni con rigaggio del corpo.
Testa dell'imitazione
La testa rappresenta il secondo importante componente della nostra creazione.
Onestamente non sono un grande amante delle sacche alari o di altri ornamenti che potrebbero arricchire l'imitazione della testa, sebbene siano efficaci e rendano la costruzione della testa decisamente realistica, oltre che divertente da costruire.
Credo che conti di più realizzare una testa di dimensioni idonee, congrue con l'imitazione che vogliamo fare.
I colori sono i medesimi citati per il corpo, ovviamente da abbinare alla colorazione di quest'ultimo. Da non sottovalutate il "monotono", ossia la realizzazione della testa nello stesso colore del corpo.
Può essere interessante applicare una goccia di vernice UV riflettente sulla parte superiore della testa, prima della verniciatura, per ottenere un riflesso catturante (bisogna ovviamente avere l'accortezza di farla asciugare completamente prima di procedere alla verniciatura/laccatura finale).
La scelta dell'amo
Quello che c'è da considerare riguardo all'amo sono prevalentemente tre aspetti:
- Forma
- Colore
- Dimensione
La stessa imitazione realizzata, per esempio, su un grub del 16, può infatti non risultare catturante se realizzata su un amo identico ma di misura maggiore o di dimensione uguale ma forma differente!
I principali ami che utilizzo per la costruzione sono quelli elencati di seguito. La figura 10 ne riporta una panoramica.
La verniciatura (laccatura)
Rivestire la propria imitazione con lacche o resina è l'ultimo passaggio della costruzione che consente, innanzitutto, di conferirle maggior resistenza e durevolezza.
Personalmente utilizzo tre tipi di prodotti per rivestire i miei artificiali: vernici, lacche UV ed altri tipi di vernici, per lo più decorative, come le vernici UV riflettenti.
Questi tre materiali hanno, in base alla mia esperienza, risultati differenti.
- Vernici ad asciugatura autonoma: fra queste rientrano per esempio le vernici per montature, che possono essere utilizzate anche per rivestire gli ami, o vernici da mosca apposte. La caratteristica è che si "asciugano" da sole, senza necessità di lampade. Hanno come unico difetto che, con l'andare del tempo, tendono ad opacizzare o imbianchire..Ma non è detto che questo sia sempre un male, anzi....
- Lacche UV. Necessitano di lampade UV per catalizzare (ossia per indurirsi) e donano un aspetto lucido alla creazione. Ne esistono differenti tipologie, colorate e non e di densità diverse.
- Vernici UV riflettenti: Interessante in alcuni casi è ricoprire la parte superiore della testa con questo prodotto. Anche in questo caso, lo faccio solo su alcune imitazioni e non procedo in maniera sistematica.
Tale verniciatura offre una maggiore visibilità in alcuni casi all'artificiale e andrà comunque ricoperta con vernice o lacca.
Scegliere se e come rivestire, quindi, la nostra imitazione, influisce anche sull'aspetto della stessa, aspetto da considerare quando scegliamo di farla!
Non è da sottovalutare, infine, la decisione di non rivestire la creazione: in molti casi, l'assenza della verniciatura, ha fatto la differenza in termini di catture, a discapito ovviamente di una maggiore fragilità dell'artificiale.
Per tale motivo, quindi, ritengo che la laccatura sia sempre necessaria: dipende infatti da che effetto volete dare al vostro artificiale, se lucido, opaco o naturale (vedi FIG. 12).
I prodotti che preferisco usare sono i seguenti:
- LACCA UV: Solarez Thin o Solare Ultra Thin Bone Dry (vedi dopo)
- VERNICE: Vernice per legature tipo 2/EM o Veniard Cellir Varnish no. 1
- LACCA UV: Stucki UV Reflectant Varnish
Lacche UV, alcune note pratiche
La catalizzazione è il momento fondamentale di questi prodotti e la sua completa riuscita dipende essenzialmente da due fattori: la qualità della lampada UV utilizzata e il tempo di catalizzazione, ossia il tempo necessario che l'imitazione rimanga sotto ai raggi UV (non abbiate fretta!). Secondo la mia esperienza, la lacca è completamente catalizzata quando rimane lucida e dura al tocco, mentre se non viene eseguita correttamente, l'imitazione tenderà all'opacizzazione al solo tocco, nonché a staccarsi nel giro di poche pescate.
A proposito di lampade UV...ricordatevi che la più potente lampada UV è gratis per tutti...ed è il sole!
Non amo le recenti lacche UV colorate, in quanto preferisco dare io il colore che voglio utilizzando i materiali da costruzione citati sopra.
La laccatura UV è più resistente all'usura e consente una migliore conservazione dell'artificiale e ne dona un effetto "lucido".
Come scritto sopra, ritengo che Solarez abbia buoni prodotti. Utilizzo la versione Ultra Thin (bone Dry), che peraltro viene fornita con apposito pennellino, sul corpo, essendo a bassissima viscosità consente una precisa applicazione senza ispessire l'imitazione.
Per la testa, ove preferisco avere una forma meglio definita, la versione Thin ritengo sia più comoda da utilizzare, in quanto, essendo leggermente più densa, si automodella: posizionata sull'imitazione, basterà ruotare il morsetto accompagnandola sui vari lati per ottenere una forma perfettamente sferica, cosa difficile con la Ultra Thin.
Nelle foto sottostanti (FIG. 12a/b/c) è possibile vedere l'effetto dei tre tipi di verniciature citate sopra sulla stessa imitazione.
Creare e conservare la montatura
Questo paragrafo non è in realtà inerente all'oggetto del post, ma voglio spenderci due righe; d'altronde, terminata la costruzione dei nostri chironomi, l'ultimo lavoro da compiere e creare la nostra montatura.
Quanti ami predisporre
Il numero massimo di ami da poter utilizzare è dipendente dal regolamento del bacino in cui ci troviamo a pescare.
Nel Sebino, ad esempio, è consentito un numero massimo di 10 ami per montatura. Ad oggi preferisco usarne di meno: le mie più recenti montature sono costituite da 5 o massimo 6 ami, che ritengo essere più che sufficienti, anche considerando che amo pescare con canne corte.
Non ho onestamente notato differenze in termini di numero di catture riducendo il quantitativo di ami per montatura.
Come predisporre gli ami
Una delle domande che più frequentemente mi viene posta è: "A che distanza metti gli ami?"
Come immaginerete, esistono diverse teorie e pensieri in merito.
Ritengo che predisporre gli ami con una montatura "a scalare" sia il giusto compromesso, che garantisce da un lato la possibilità di concentrare gli ami verso il fondo, dall'altro di esplorare anche gli strati più superficiali. Tale concetto si applica a diverse tipologie di montature: in inverno prediligo montature con ami concentrati verso il basso, nel periodo estivo tendo a distanziarli di più in modo da sondare anche gli strati soprastanti il fondale.
Un esempio di montatura invernale è quella che prevede le seguenti distanze (in cm) a partire dal piombo: 10-15-15-20-30-30, mentre in estate prediligo lo schema 15-20-25-30-35-40 cm.
Che tipologia di ami montare
Su tutte le mie montature sono presenti almeno 2 tipi diversi di imitazioni, diverse anche solo nei colori.
Non sono un amante delle lenze monocolore o che possiedono solo un tipo di creazione.
Generalmente unisco chironomi della stessa tipologia (costruiti in maniera uguale) ma in colori diversi: utilizzando sei ami, due imitazioni per colore ritengo sia un buon compromesso, avendo così tre colorazioni differenti da proporre ad altezze diverse.
Allo stesso modo, nelle mie montature ho ami tutti di tipologia e misura uguali.
Con cosa realizzare la montatura, quali diametri e che misura del "bracciolo"
Il diametro del filo e la lunghezza del bracciolo sono strettamente correlati.
La scelta del diametro deve tenere in considerazione: la misura media dei coregoni che andremo ad insidiare (un coregone da 60cm ovviamente necessiterà di un diametro maggiore rispetto ad uno di 35-40cm), la tipologia di amo che costituisce la montatura, in quanto maggiore è la dimensione e maggiore è il peso dell'imitazione. In linea generale, il principio che ritengo essere vincente è quello per cui è meglio utilizzare il minor diametro possibile, considerando ovviamente le varianti sopra citate.
In linea generale, nel nostro lago utilizzo uno 0,15 per ami di misura pari o maggiore al 14 e uno 0,138 per ami del 16 o più piccoli.
La lunghezza del bracciolo dovrebbe essere, secondo la mia opinione, la maggior lunghezza possibile che il diametro e la tipologia del filo scelto consenta affinché l'artificiale rimanga ben sorretto, distanziato dal trave. Questo è importante per consentire un movimento più libero dell'imitazione ed evitare l'incontro del pesce col trave.
Nella mia esperienza, realizzo braccioli da 3 cm di lunghezza totale (considerando anche l'amo) quando uso ami di misura 16 o più piccoli con fluorocarbon dello 0,138 e braccioli da 4 cm con ami di dimensione 14 o maggiore, utilizzando in questo caso un filo dello 0,15.
I fili che utilizzo sono i seguenti
Come conservare le montature: le tavolette portalenza
Creata la lenza, essa dovrà essere riposta su apposite spolette portalenza.
Ho disegnato personalmente i portanza che utilizzo e vengono realizzate in PVC espanso, materiale estremamente resistente sia ai raggi solari che all'acqua. La misura è pensata in modo da permettere di mantenere ben stesi i braccioli e permette di essere riposta nella cassetta portalenze.
Sono realizzate in diversi colori, in modo da poter riconoscere rapidamente i vari tipi di montatura: nella mia cassetta, ad ogni colore è associata una misura di amo.
Per concludere permettermi una riflessione.
L'unico modo per acquisire dimestichezza e capire cosa veramente vogliono i nostri pesci è costruire, costruire e ancora costruire: facendo prove, sbagliando e investendo ore in questa pratica. Tempo che non è da considerare perso: ne capirete il valore quando finalmente toglierete dalla bocca del coregone, appena catturato, l'imitazione che avete pensato, progettato e realizzato voi stessi.
Diffidete, infinte, da chi vi criticherà perchè le vostre imitazioni sono "brutte" o "imperfette".
In primis perché il brutto è all'occhio dell'uomo, e non del pesce: quante imitazioni "brutte" ho visto catturare pesci!
In secondo luogo, vi riporto con piacere una citazione del Prof. Telmo Pievani (professore ordinario presso il Dipartimento di Biologia dell’Università degli studi di Padova): “La verità è che la natura non fa progetti, semmai trova espedienti. La natura non è perfetta: la perfezione è solo una nostra narrazione”.
Disclaimer: quanto riportato negli articoli del nostro blog è frutto di nostre personali e pertanto confutabili considerazioni. Non vogliamo infatti imporre nessuna idea, pensiero o insegnamento a nessuno, ma semplicemente condividere la nostra esperienza.
Se il lettore non fosse d'accordo con qualche contenuto o volesse precisare qualche aspetto, siamo ben disposti a cogliere suggerimenti, idee o consigli, purché siano presentati con educazione e rispetto.
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